Tiscali.itTecniche di difesa al femminile

I media danno quotidianamente testimonianza del reato più odioso nei confronti delle donne. E non consola il fatto che, secondo i dati, a fronte di un aumento del numero delle denuncie per stupro non dovrebbe corrispondere un aumento dei casi reali. Sarebbe il segno che le donne non vogliono più subire in silenzio e denunciano i loro molestatori. Ma c’è qualcosa che le donne possono fare per difendersi dalla violenza sessuale?

Esistono manuali in cui si trovano consigli come quello di fare finta di starci perché la cosa spiazza il violentatore, che è invece attratto dall’idea di “rubare” un rapporto sessuale. Si può poi approfittare di quell’attimo di turbamento iniziale per darsi alla fuga. Ma se ci si trova di fronte un aggressore che non si lascia prendere in giro da giochi psicologici non resta che rendersi poco appetibili, in questo caso il consiglio è quello di urinarsi e defecarsi addosso. Spesso la paura fa quell’effetto quindi non si tratterebbe che di assecondare un istinto che hanno anche gli animali di fronte a un pericolo. Se non si riesce e si hanno ancora le mani libere qualcuno suggerisce addirittura di ficcarsi due dita in gola e dare di stomaco. Questo dovrebbe smontare qualsiasi forma di eccitazione in un stupratore.
In ogni caso il primo consiglio che danno tutti, anche se si è campionesse di arti marziali, è quello di scappare. In questo caso, infatti, meglio sarebbe essere campionesse di corsa. Se si indossano scarpe col tacco meglio toglierle e fuggire scalze ma se non si è in grado di darsela a gambe non resta che affrontare la situazione.
Molto dipende dall’atteggiamento psicologico della vittima. Ci sono persone che di fronte a un’aggressione si gelano e restano incapaci di difendersi, anche di scappare. Simulare più volte la situazione dell’aggressione, come avviene nei corsi, può aiutare ad affrontarla con maggiore presenza di spirito nel malaugurato caso in cui dovesse realmente presentarsi.
“Molto importante è l’atteggiamento”, afferma Alessandro Cetti, presidente dell’Associazione europea operatori di polizia (Aeop). “Lo stupratore è sempre un vigliacco – sostiene Cetti – e come preda sceglie le persone che immagina non possano difendersi. Difficilmente adocchia una persona sicura di sé. Nei nostri corsi parliamo anche del portamento che una donna deve avere, diamo consigli persino sul modo di camminare”.
L’Aeop organizza corsi di difesa personale e di tecniche antistupro da 8 anni. “Sono corsi gratuiti – ci informa Cetti – che effettuiamo 2 volte all’anno a Roma. Accogliamo uomini e donne, dai 5 ai 60 anni. Si tratta di tecniche, soprattutto leve, acquisite da arti marziali come lo judo e il karate. Insegniamo anche come affrontare persone armate e gruppi. Ma bisogna tenere conto del fatto che solo nel 3% dei casi lo stupro è commesso da sconosciuti. Per il resto si tratta di amici, conoscenti o parenti.”
La prima cosa che si insegna in tutti i corsi di questo tipo è come prevenire la situazione. Bisogna imparare a guardarsi attorno in modo da valutare le ipotetiche condizioni di rischio. Già dal momento in cui si esce di casa bisogna pensare se si va ad affrontare una situazione di rischio: se si deve uscire da sole, magari in tarda sera meglio non mettersi i tacchi alti ma scarpe adatte alla corsa. Meglio jeans difficili da togliere che una gonnella. Meglio camminare con un mazzo di chiavi stretto fra le mani: un colpo di chiave in un occhio può essere un ottimo argomento contro uno stupratore.
I fatti di cronaca parlano di abomini dai quali si pensa sia molto difficile difendersi: casi di stupro di gruppo, sequestri sotto la minaccia di armi e altre nefandezze ma Cetti sostiene che “il modo di difendersi c’è sempre.”
Se si pensa a una soluzione come quella di portarsi appresso un’arma come, ad esempio, un coltello a lama corta meglio essere sicure del fatto proprio, e cioè di saperla usare bene e, soprattutto, evitare che finisca nelle mani dell’aggressore. C’è, infatti, chi pensa che reagire possa essere controproducente ed esporre la vittima a un surplus di violenza da parte del malintenzionato. L’alternativa dovrebbe quindi essere quella di subire supinamente per limitare i danni? Purtroppo non c’è una risposta univoca e “la reazione migliore per una vittima dipende dal tipo psicologico dell’aggressore”. È quanto sostiene la psicologa Elisabetta Rotriquenz che conferma: “È vero che in genere l’aggressore è un vigliacco che sceglie le persone più deboli. Per questo è meglio non mostrarsi passive e non usare stratagemmi come quello di fingere di accettare un rapporto sessuale. L’assenso potrebbe peggiorare la situazione e anche aumentare l’intensità dell’aggressione. Meglio cercare di usare l’arma del dialogo, di prendere tempo magari suggerendo di andare a bere qualcosa prima. L’ideale è cercare di distogliere l’attenzione dell’aggressore dal suo intento. È sicuramente un’operazione difficile ma la cosa migliore è cercare di mantenere freddezza e lucidità per capire che tipo di persona si ha davanti.”
Molto più determinati appaiono invece gli istruttori del gruppo Difesa donna che organizza corsi di difesa personale femminile e che così esprime la propria filosofia: “La donna non ha solo il diritto ma anche il dovere di difendersi”. L’istruttrice Daniela Bottini ci spiega che nei loro corsi “si parte dalla prevenzione con un’analisi accurata del linguaggio del corpo, si impara a prestare attenzione anche a quei piccoli allarmi che spesso noi donne avvertiamo. Non si tratta di imparare un paio di mosse e di tecniche tratte da varie arti marziali, noi proponiamo un percorso composito che prevede anche lezioni di autostima, consapevolezza, determinazione e controllo dell’emotività. Si insegna poi come avere a che fare con ‘armi occasionali’ e strumenti difensivi che si possono avere sempre a disposizione come chiavi, spazzole, penne sfera, pepper-spray (spray urticanti al peperoncino anti aggressione anche in versione portachiavi). A volte le donne che si avvicinano ai nostri corsi hanno già subito delle molestie. In questo caso ci vuole una maggiore sensibilità e il supporto di specialisti.”
Nel sito si trovano molti consigli anche su cosa fare nel caso in cui non si riuscisse ad avere ragione dell’aggressore. La speranza è che tutte le tecniche, le armi e i consigli, che pure è meglio conoscere, non debbano mai servire a nessuna.