Rocky Balboa. Con la gonna
Spopolano le palestre con i corsi di autodifesa per donne. Molte le fiorentine che si iscrivono: hanno dai 25 ai 50 anni. E hanno paura, per questo vogliono difendersi
09 febbraio 2010(ultima modifica: 11 febbraio 2010)
Ludovica Zarrilli
Corsi di autodifesa per signore? Fino a qualche anno fa un’idea del genere avrebbe fatto sorridere. Adesso è un a realtà anche nella ridente e tranquilla Firenze. Sono finiti i tempi di Rocky Balboa, con Silvester Stallone che faceva il duro guadagnandosi da vivere facendo a cazzotti. Adesso sono le signore a farsi avanti, e non lo fanno per divertimento o per guadagnarsi da vivere, ma piuttosto per paura. Paura delle continue aggressione che hanno come vittime rappresentanti del gentil sesso e che fanno titubare ragazze e signore di ogni età prima di chiudere la porta di casa dietro di sé per andare a al cinema con le amiche. In città sono diversi i corsi per imparare a rispondere ad un’aggressione, da chi, come la Settima Rai, impronta le lezioni sulla falsa riga di un allenamento militare in un vero e proprio campo di addestramento, a chi si affida a più semplici corsi di arti marziali a chi invece cerca lezioni mirate come quelle organizzate da Difesa Donna, associazione nazionale che istruisce le signore sulle tattiche migliori da escogitare in situazioni di pericolo.
RAGAZZE E SIGNORE – «I nostri corsi – spiega Fabio Bonciani, istruttore e referente del corso – non sono lezioni di fitness e bisogna essere molto motivati per seguirli e impegnarsi seriamente. Il programma che seguiamo, in esclusiva per la Toscana, è il frutto di un progetto statunitense che da pochi anni viene messo in pratica anche nel nostro Paese». L’età delle signore che si iscrivono è molto varia: «Si va dalle 25enni alle 45enni con qualche signora che supera i cinquanta – continua Bonciani – Ma una cosa è certa, l’età media si è molto abbassata negli ultimi anni». Se prima era solo la signora un po’ «attempata» che, per sentirsi più sicura si rivolgeva a degli specialisti della difesa, oggi sono anche le ragazze poco più che ventenni che voglio uscire di casa sentendosi un po’ più sicure. Come Eleonora, venti anni appena compiuti, che ha seguito il corso lo scorso anno: «L’ho fatto per prevenzione, perché non si sa mai cosa può succedere – spiega – Anche se i miei genitori mi hanno insegnato a non dare mai tanta confidenza agli sconosciuti, i consigli che mi hanno dato possono sempre essere utili».
TECNICHE E CONSIGLI – Non solo tecniche di difesa fisica, quelle insegnate ai corsi, ma anche suggerimenti sugli atteggiamenti da tenere in situazioni di pericolo o più semplicemente comportamenti che è meglio adottare quando non ci si sente sicure, come chiudere le sicure della portiera alla macchina o parcheggiare in un luogo illuminato, piuttosto che la risposta da dare quando si viene infastidite. «Tra l’altro – continua Eleonora – io che prendo spesso il treno ho trovato molto utili i consigli di screenig, che insegnano a percepire il pericolo ambientale. Ad esempio ti dicono quale vagone o quale posto è meglio scegliere a seconda delle situazioni». Consigli apparentemente banali che a volte possono salvare la pelle. «Molti pensano che l’aggressione sia solo quella fisica – dice Bonciani – Invece no. La più comune, che non va sottovalutata, è proprio l’aggressione verbale». «Se ne sentono dire tante, le aggressioni sono all’ordine del giorno – dice Consuelo, 27 anni – Io sono una libera professionista e mi muovo per lavoro, l’ho fatto anche per cultura personale. Mi sento un po’ più sicura e anche se non è la pillola che rende invincibili, penso che sia molto importante. Queste cose andrebbero insegnate anche nelle scuole». Info: www.difesadonna.it[/wptabcontent] [/wptabs]
Mai più vittime: donne e ragazzini imparano a difendersi in strada
Vera, 30 anni: «Dopo due scippi ho detto basta». Boukje, 29 anni: «Bisogna essere capaci di dire no»
Ketty Areddia
MILANO – Una regola vale per tutti: l’aggressore, per quanto potente sia, non potrà mai allenare collo, occhi e genitali. È nei punti deboli che si deve colpire per farla franca. Per il resto, dalle arti marziali ai metodi di attacco dell’esercito israeliano, le tecniche e i corsi di difesa personale sono diversi tra loro e hanno un successo crescente. Come se nel privato Milano (ma lo stesso succede anche a Roma, Padova e Torino) stesse in assetto da guerra, affilasse le armi. Riguarda le donne, soprattutto – non è più una novità – ma negli ultimi tempi anche i cittadini più piccoli. Sono i genitori a chiedere che i propri figli vengano preparati a non subire le aggressioni e a contrattaccare, davanti a bulli e malintenzionati. Molti istruttori vengono chiamati dagli stessi istituti scolastici e altri creano workshop ad hoc dedicati ai minori.
PERCEZIONE DI INSICUREZZA – «Le richieste di partecipazione ai nostri corsi sono aumentate del triplo – dichiara soddisfatto Roberto Bonomelli, direttore tecnico del centro Difesa Donna di Sesto San Giovanni –. Sarà stata l’attenzione dei media o la presa di coscienza, ma la gente percepisce sempre di più la mancanza di sicurezza nelle città». Bonomelli, maestro di arti marziali e ideatore del metodo Difesa Donna, ogni anno accoglie centinaia di donne nel proprio istituto. «Insegniamo soprattutto a prevenire l’attacco e a intuire che in una strada buia un uomo che da un marciapiede passa all’altro è già un pericolo, che diventa allarme se si fa più vicino. Alzare le mani e gridare con sicurezza “stai lontano” è il primo passo». Ma a volte non basta. Per questo Bonomelli e i suoi istruttori uomini, simulano le aggressioni, perché siano più verosimili. Da qualche anno lo chiamano nelle scuole e ha sempre più richieste da parte dei genitori per i propri figli. Non si rischia di creare allarmismo e fomentare i bambini alla violenza? «Noi stiamo molto attenti. Non parliamo di abusi sessuali o di aggressioni vere e proprie per non spaventarli. L’approccio è soft e vengono accompagnati sempre dagli adulti, ma è evidente che il problema dell’autodifesa è comune», assicura Bonomelli.
UN PUGNO SEMPRE PRONTO – Le storie che stanno dietro alla scelta di «autodifendersi», o almeno di provarci, sono le più varie: Rita, ventenne, di professione grafica, non avrebbe mai pensato di doversi prendere un pugno in pieno volto. Le è successo durante una serata in discoteca. «Ora quando combatto tengo istintivamente quella parte del viso protetta, ma so che è controproducente». Vera, albanese di 30 anni, a Tirana lavorava nel corpo di polizia stradale. Emigrata a Milano ha subito due scippi, uno dei quali con aggressione. «Da quel momento ho deciso di prendere delle precauzioni e ora mi sento più sicura, anche di dire “vattene, non ti conviene”». Boukje, 29 anni, olandese, trova invece il suo corso di difesa personale «un buon modo per acquistare una sicurezza psicologica che in genere mi manca. La capacità di saper dire di no». E stare a spalle diritte e con un pugno sempre pronto a essere sferrato nel punto giusto.[/wptabcontent] [/wptabs]